Bastarde di Francia, recensione

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Bastarde di Francia, recensione di un romanzo storico page turner

 

Bastarde di Francia – La figlia del cardinale è un romanzo storico, scritto a quattro mani da Alessandra Giovanile e Virna Mejetta.

Per esordire con un romanzo storico ci vuole coraggio, tanto, soprattutto se lo si scrive in due, visto che lavorare in coppia richiede di unire stili, punti di vista e idee davvero diverse, insomma, un azzardo su tutta la linea. Le due coautrici hanno vinto la loro scommessa?

Bastarde di Francia, il libro in breve

bastarde di francia recensioneBastarde di Francia è un romanzo storico sentimentale, edito da Piemme, ambientato nella Francia del primo ‘600.

Racconta la storia di due donne, Madeline e Cécile, entrambe libere pensatrici, che si trovano a combattere per la libertà e per il diritto all’auto determinazione che il mondo nega loro.

Si sa, l’unica utilità di una figlia femmina è farla sposare con qualcuno da cui si possano ottenere dei vantaggi, politici, economici o di altra natura. Ovvio aspettarsi che la ragazza in questione, da donna per bene si pieghi al volere del padre o del tutore secondo “l’ordine naturale delle cose”, frase che ricorre più volte, in diverse variazioni, in tutto il romanzo.

Nessuna delle due protagoniste vuole farlo.

Bastarde di Francia, la recensione completa

Tornando alla domanda iniziale Alessandra Giovanile e Virna Mejetta hanno vinto la loro scommessa? Direi proprio di sì, tanto che è già prevista l’uscita del secondo romanzo della saga.

Bastarde di Francia è in realtà il titolo dell’intera saga, di cui La figlia del cardinale è solo il primo volume.

Bastarde di Francia, la trama

Madeline, presentata come nipote del cardinale Richelieu, deve tornare a Parigi per sposarsi, ne va dell’alleanza tra Francia e Savoia che lo zio e il sovrano, Luigi XIII, vogliono stipulare con il regno di Savoia.

A prelevarla dalla sua residenza di campagna vengono inviati dei moschettieri, per proteggerla durante il viaggio. Quel matrimonio, infatti, segnerebbe un cambiamento epocale delle alleanze internazionali e suscita la contrarietà della Spagna.

Tra gli uomini della scorta, anche il co-protagonista maschile, Olivier, presentato come Hauteville, un personaggio taciturno che si svela pian piano nel corso del romanzo.

Parallelamente alla storia d’amore tra i due, si snoda quella di Cécile, altra figura centrale, prigioniera in un castello e legata al passato del moschettiere.

Accanto a questi filoni, si sviluppano altre sotto-trame che ci portano a conoscere la storia di ciascuno dei personaggi, non solo i principali, e ce li mostrano come dei tutto tondo nella loro interezza. In un intreccio così complesso, i vari fili sono uniti tanto bene da dare al lettore la percezione di un romanzo organico, senza rischiare però di confonderlo.

Le autrici arrivano a questo risultato grazie alla commistione di più stili e alla creazione di personaggi che hanno voci così distinte da essere inconfondibili.

Bastarde di Francia, lo stile

Il romanzo storico sentimentale è strutturato secondo il modello del feuilleton, ossia del romanzo d’appendice ottocentesco, di cui ricalca con naturalezza lo stile e la struttura, ma gode di una scorrevolezza e di un tono tutti moderni, un po’ come leggere Dumas o Manzoni, revisionati per il pubblico di oggi.

Coesistono generi e tecniche diverse. Ogni capitolo si apre con un titolo che ne racconta brevemente le vicende, ricalcando i modelli a cui Alessandra Giovanile e Virna Mejetta si sono ispirate; il modo generale e volutamente ambiguo con cui il riassunto è scritto, scongiura lo spoiler e accresce la curiosità del lettore.

Conosciamo Cécile attraverso le lettere che scrive al padre, non come strumento di comunicazione, ma come una forma di diario e di “scrittura terapeutica” insieme, che la donna usa per riflettere sulla propria prigionia.

Madeline vive la sua storia direttamente in una prima persona, mentre Olivier e altri vengono raccontati in terza.

Accanto a una prosa ben fatta e scorrevole, numerosi dialoghi, danno la parola a dei personaggi il cui modo di esprimersi cambia a seconda dell’estrazione sociale, del contesto e delle emozioni che li dominano. Un esempio?

«Bravo, bravo, budello ’mpestato di tu’ ma’, sorti di fra’ i ’oglioni! Va’ a ’ncularti le tu’ nipoti!»

A dirlo è niente meno che la Regina Madre, Caterina De Medici che, in un impeto di rabbia contro Richelieu, sproloquia in un toscano ricostruito a partire da una fonte storica in cui si riporta che la sovrana “urlava come una pescivendola”. Nell’episodio la donna passa da un registro duro, ma formale contro il primo ministro a uno che oscilla tra il fermo e lo stizzito e la richiesta di comprensione rivolta al figlio, Luigi XIII, in un elegante valzer di emozioni a cui il modo di parlare si plasma.

Bastarde di Francia, l’ambientazione e il quadro storico

La descrizione degli ambienti è ricca di dettagli che trasportano il lettore e la grande storia si intreccia con quella dei protagonisti. Non si ha mai l’impressione che gli avvenimenti che hanno riempito i libri di scuola siano un qualcosa di diverso dalla vicenda narrata e, accanto ai grandi nomi noti a tutti, compaiono anche protagonisti minori del passato, come il confessore dello stesso Richelieu o il capitano dei moschettieri.

La scelta del periodo, il primo trentennio del ‘600, apre uno squarcio su un momento meno noto, rispetto alla Francia del Re Sole. Come mi ha detto Alessandra Giovanile, l’inizio del XVII secolo è un’epoca difficile da conoscere, in cui le fonti sono meno numerose e i personaggi si perdono nel tempo. Questa vaghezza lascia però più spazio alla fantasia di chi scrive.

Vi lascio con un’altra frase della co-autrice

Il primo è solo il “riscaldamento”, la performance la fa il secondo”

Se questo è solo l’inizio, aspetto con ansia il resto, l’uscita è prevista per l’anno prossimo. Se volete restare aggiornati, ecco il sito delle autrici di Bastarde di Francia

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