gabriella Rasponi Spalletti femminista

Nel mio viaggio di documentazione per il romanzo storico che sto scrivendo, mi sono imbattuta in Gabriella Rasponi Spalletti, una delle più importanti femministe italiane del primo ‘900, dimenticata dai libri di storia. Eppure è grazie a lei che il dibattito sui diritti delle donne passò da essere una conversazione nei salotti dell’aristocrazia, ad un movimento ben organizzato, sul modello inglese e acquistò una sua rilevanza sociale.
Nel 1903 la Spalletti trasformò la “Federazione Femminile”, gruppo di elitte di donne filantrope, nel “Consiglio Nazionale delle Donne italiane” che diventò la sezione italiana dell’ “International Council of Women”.

Se non vi andasse di leggere tutto l’articolo, ma voleste comunque scoprire la storia di questa prima femminista italiana, vi lascio il video.

Buona lettura/visione

Chi era Gabriella Rasponi Spalletti, femminista italiana dimenticata?

gabriella Rasponi Spalletti femministaGabriella Rasponi Spalletti nacque a Ravenna nel 1853 dal console italiano in Francia. Era discendente di Murat e della sorella di Napoleone, probabilmente l’idea di uguaglianza ce l’aveva nel sangue.
Quando a 17 anni sposò il conte Venceslao Spalletti Trivelli, iniziò a seguirlo fino a Roma, dove la coppia si trasferì per l’incarico politico del marito, deputato liberale. Qui, come qualunque nobildonna del tempo, creò un salotto che, però, divenne ben presto meta di tutti i riformisti dell’epoca e di scrittrici e intellettuali.
Entrata in contatto con Maria Montessori, si avvicinò alla sua visione di “femminismo scientifico“, convincendosi che la liberazione della donna passasse attraverso l’educazione e l’indipendenza economica.
guanti a filetQuesta nobile idea diventò realtà quando, nel 1887, aprì la sua villa di Lucciano, frazione in provincia di Pistoia, a 5 donne del luogo che furono le prime allieve della sua scuola di filet. A queste giovani, a cui Gabriella Spalletti insegnò personalmente, se ne aggiunsero altre e, nel 1911, la scuola contava 500 donne. Già nel 1904, però, i lavori delle allieve erano talmente apprezzati da ricevere il Gran Premio d’Onore nell’Esposizione Universale di St. Louis.
La scuola fondata dalla contessa Spalletti fu il primo istituto professionale femminile e garantì un futuro a moltissime donne. Durante le mie ricerche, ho trovano la testimonianza della bisnipote di una di loro che scrive:

Ricordo che, da bambina, la mia bisnonna Pia raccontava di essere stata una sua allieva prima e operaia poi. Diceva che le doveva tutto. Soprattutto per avere convinto tutte loro, giovani donne (ed i loro padri), a versare una parte del loro salario per poi avere una pensione di vecchiaia. Come in effetti ebbe.

Dalla scuola, infatti, fu creata una cooperativa femminile che, nel ’24, più tardi, contava più di quattrocento socie.
Grazie ai rapporti con la ditta “Navone” di Firenze, il lavoro delle donne di Quarrata diventò un’occupazione che le tolse dalla povertà, attraverso un lavoro qualificato e socialmente riconosciuto.
Dall’attività delle donne, si diffusero e divennero di gran voga i guanti a filet, utilizzati come capo di alta moda e simbolo di eleganza.

La produzione di filet a Lucciano esiste ancora oggi.Il filet è un antenato del pizzo, nato intorno al X secolo a. C. in Egitto, dove veniva impiegato per realizzare ricami con fili dorati e preziosi, sulle vesti di tela; il filet giunse in occidente con i Crociati e prevede l’uso di fili di vario materiale con cui realizzare disegni e decori su una rete che fa da supporto.
La “Scuola Merletti Lucciano – Quarrata”, però, non fu solo un luogo dove imparare un mestiere, ma una vera e propria scuola in cui giovani donne venivano alfabetizzate, istruite e scoprirono di avere una voce.

 

L’impegno politico e la lotta femminista

Oltre ad aver dato vita al Consiglio nazionale delle Donne Italiane, già nel 1908, Gabriella Spalletti riuscì a organizzare, insieme a altre attiviste, il primo “Congresso Nazionale delle donne Italiane“, con l’appoggio della regina Elena. Tra le molte relatrici, grazia Deledda e Maria Montessori sono i nomi più noti.
Molti dei temi trattarti sembrano ancora abbastanza attuali. Infatti, durante il congresso, fu proposta, per la prima volta, una visione laica della scuola con l’abolizione dell’insegnamento della religione cattolica, a favore della storia delle religioni e l’introduzione dell’educazione sessuale. Queste proposte, ovviamente inascoltate, portarono le cattoliche ad abbandonare il movimento e a fondarne uno proprio. Si parlò anche di differenze salariali, sicurezza, conciliazione di maternità e lavoro, come, purtroppo, si fa ancora oggi.
Il Messaggero” del 24 aprile 1908, riportò la presenza di più di mille donne tra relatrici e partecipanti. La stampa di allora si concentrò più l’aspetto mondano e frivolo dell’evento che non sui contenuti. È ancora “Il Messaggero” a descrivere l’arredo, le piante e le personalità presenti, più che i temi trattati a cui vanno aggiunti il diritto di ricercare il padre di un figlio illegittimo, proibito per legge dal codice civile, e quello di voto. Viene richiesta anche l’abolizione della cosiddetta “doppia morale“, quella visione che condannava l’adulterio femminile, ma non quello maschile. Non si trattava di un semplice giudizio morale sessista, ma di un vero e proprio articolo del Codice Civile, il codice Pisanelli, rimasto in vigore, in tema di diritto di famiglia fino al 1975. L’articolo 150 recita:

La separazione può essere domandata per causa di adulterio o di volontario abbandono, e per causa di eccessi, sevizie, minacce e ingiurie gravi. Non è ammessa l’azione di separazione per l’adulterio del marito, se non quando egli mantenga la concubina in casa o notoriamente in altro luogo, oppure concorrano circostanze tali che il fatto costituisca una ingiuria grave alla moglie.

Come detto, i lavori del congresso vengono riportati da diversi quotidiani in tono sarcastico. Il giornale romano, ad esempio, termina l’articolo con la notizia di una nobildonna che alle 5, apre il proprio salotto alle partecipanti per un the. Subito sotto si legge la presentazione di un libro dal titolo “Il genio è maschile” in cui si sottolinea la naturale inferiorità intellettuale e fisica della donna.

Le prime vittorie femministe

Al convegno, partecipano, però, anche alcuni uomini, tra cui il ministro dell’istruzione, il sindaco di Roma e altri, di cui il quotidiano riporta i discorsi integrali. In poche righe indirette è invece raccontato l’intervento della Spalletti, un po’ come quando Vespa invitò quattro illustri uomini a parlare di gender gap retributivo.
Lo stesso anno, la Spalletti creò un comitato per le vittime del terremoto che aveva devastato Messina e Reggio Calabria.
Al primo convegno, ne seguirono altri, sempre sotto la guida della Spalletti. Grazie anche al flusso di coscienza che si generò in merito a quella che allora veniva definita “questione femminile“, il movimento delle donne italiane ottenne, nel 1919 la prima importante vittoria: il 17 luglio viene abrogato l’articolo 134 del Codice Civile, quello che prevedeva l’autorizzazione maritale.

La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l’autorizzazione del marito.
Il marito può con atto pubblico dare alla moglie l’autorizzazione in genere per tutti o per alcuni dei detti atti, salvo a lui il diritto di rivocarla.

La legge stabiliva, quindi, che le donne coniugate non potessero compiere atti giuridici o firmare contratti senza l’autorizzazione del caro consorte. Questa battaglia, fu il frutto di una lotta condivisa anche con l’ala socialista del movimento.
Nel 1912, quando venne introdotto il suffragio universale, maschile, quello femminile, viene comunque votato in parlamento, pur non ottenendo la maggioranza.
Dieci anni più tardi, sembrò che anche Italia, prendesse quel processo di riforme che avrebbe portato al suffragio femminile in Europa, quando, Il governo Facta riconobbe anche alle donne, il diritto di votare, almeno alle amministrative.
L’ascesa del fascismo, come noto, bloccherà questo processo, rendendoci cittadine solo molto dopo.

Gli ultimi anni e i contrasti col fascismo

Dal il ’23 la salute della Spalletti peggiorò e le sue posizioni si trovarono sempre più distanti da quelle del fascismo che, pure, inizialmente la contessa non aveva visto in modo completamente negativo. In fondo, nel primo convegno del partito fascista si parlava di repubblica e voto alle donne, anche se la storia è andata diversamente.
Quando nel 1931, Gabriella Rasponi Spalletti morì a Roma, Daisy di Robilant, la sostituì alla guida del “Consiglio Nazionale Donne Italiane”, con grande soddisfazione di Mussolini.
Gabriella Spalletti fu sepolta nel cimitero del paese pistoiese per cui aveva fatto così tanto e, nel 1966, le donne che con lei avevano studiato e lavorato, fecero erigere, di tasca propria, una fontana commemorativa in pietra.

 

Fonti storiche e immagini

www.lastampa.it

www.ilmessaggero.it

www.facebook.com/PersonaggiECoseDimenticate

ilromagnolo.info/rubriche/storia/gabriella-rasponi-spalletti-pioniera-del-femminismo

www.enciclopediadelledonne.it

“Femminismo ed educazione in età giolittiana -conflitti e sfide della modernità” Tiziana Pironi Edizioni Ets

“Orizzonti nuovi – storia del primo femminismo in Italia (1865- 1925)” Liviana Gazzetta Viella Editore

www.villaspalletti.it/

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