Età Vittoriana - Victorian Age

Rizzoli editore L’idea di questi contenuti viene da alcune ricerche per il tentativo di romanzo che mi impegna le nottate. Scrivere un romanzo di ambientazione storica? Che ci vuole? Se poi il periodo è quello vittoriano, allora sì che la banalità è totale. Balli, ombrellini e quattro dettagli. Facile, no?
Lo dicevano anche i mariti e i padri alle donne che quell’epoca la vivevano e provavano a raccontarla.

Età vittoriana, cosa altro c’è?

Ok l’Inghilterra era grande, le donne portavano il corsetto, gli uomini il capello. Ah sì, poi c’era anche un altro aspetto un po’ più macabro, oggi lo chiamano gotico. Fine della storia.
L’industrializzazione ce l’ha racconta Dickens, l’amore Jane Austen, il resto i libri di scuola. Poi ci sono altri mille libri, che non venivano pubblicati neanche sotto tortura perché parlavano di qualcosa che non si doveva dire, ma pazienza. In mezzo a questa marasma, in un mondo in cambiamento, attraverso un secolo che ha gettato le basi della nostra modernità e della quotidianità che viviamo, accontentiamoci di bustini e bastoni col pomello.
Se così non fosse, magari potremmo scoprire tre o quattro cose interessanti. Dal mascara all’antenato del jukebox, dai grandi, pessimi uomini della storia, alle conquiste delle minoranze, non solo femminili.
Beh ma in fondo, è più semplice così. Anche Orwell ci racconta la stessa versione, quella che girava in Oceania nel 1984:

Quando una persona qualsiasi si rivolgeva a un capitalista, doveva
piegare la schiena, inchinarsi, levarsi il cappello e rivolgersi a lui chiamandolo “Signore”. Il capo dei capitalisti si chiamava re.

Questa è davvero la fine della storia.
Per una visione un attimino più larga della tesa di un cappello o della circonferenza di un parasole potremmo cominciare da “Vita quotidiana in Inghilterra ai tempi della regina Vittoria” di Chastenet, edito in italiano da Rizzoli potrebbe essere un’idea. Un saggio scorrevole e spesso pungente che affronta diverse tematiche dall’educazione al Natale, dal perbenismo alla visione del mondo di un inglese, dalle differenze sociali, ai principali divertimenti.età vittoria

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