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Ieri sera guardavo “The Librarians”, la serie avventurosa e fantastica, nata dagli omonimi film. Da buona amante delle favole e delle storie non me ne perdo mai un episodio.

La puntata era ambientata in un luna-park magico in cui si veniva rapiti e trasformati in attrazioni, per poi essere obbligati a ripetere estenuantemente il proprio numero.

Niente di particolarmente inatteso, ma comunque ben raccontato, interessante abbastanza da potermi intrattenere per quei 50 minuti che comprendono l’episodio e gli annessi spazi pubblicitari. Ed il bello è proprio questo, ogni favola che ci raccontano, in forma scritta, animata, o attraverso un film, ha la sua originalità nel non essere originale, nel riproporre in maniera sempre uguale, eppure diversa le stesse paure, le medesime morali e gli identici elementi che, se ben mischiati, danno vita a qualcosa di nuovo, pur partendo da costituenti noti.

Il luna-park da Pinocchio a Percy Jackson

Prendiamo il luna-park: la letteratura per ragazzi, e anche per adulti, ne è abbastanza piena

Dal collodiano Paese dei Balocchi, al Panic Park della serie “Piccoli brividi” con cui i lettori della mia generazione si sono avvicinati agli horror, l’elemento è sempre lo stesso a cambiare sono le descrizioni. Perché si trasforma un luogo tipico dei sogni infantili in una struttura inquietante che riesca a fornire l’ambientazione per favole, fiabe, racconti e romanzi differenti?

L’idea di fondo è, più o meno, sempre quella di capovolgimento dell’immaginario: il posto in cui qualsiasi aspettativa dei bambini prende forma, diventa lo sfondo per una crescita, morale, personale o di entrambi i tipi. Il luna-park è la versione permessa ai minori della casa da gioco. L’associazione è talmente chiara che in “Il mare dei mostri”, secondo libro di “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo” si ricorre proprio al casinò. Nel famoso retelling mitologico, in cui si ripercorrono le tappe del viaggio di Ulisse e l’omerica isola dei mangiatori di loto, tossicomani in perenne amnesia e in stato confusionale, si trasforma proprio in un casinò.

Quindi basta, riscrivere le stesse cose e riadattarle ai differenti momenti storici, metterci un po’ di dettagli e condire il tutto con quel pizzico di fantasia? Sì, più o meno sì, ma vi pare poco? Sembra facile lo so, ma non è roba da dilettanti. È un po’ quello che succede quando compriamo i migliori ingredienti, seguiamo alla lettera la ricetta di nostra nonna e, dopo due ore di lavoro chiamiamo il sushi sotto casa perché, altrimenti, ci tocca mangiare qualcosa che, manco un naufrago a digiuno da 3 giorni, oserebbe assaggiare. Eccolo il problema: la mano dello chef, o come si direbbe in casa mia, della massaia! Con le favole è un po’ la stessa cosa.

P.S.

Lo so, seguire serie tv, tra l’altro vecchie di anni e replicate più volte, fa tanto anni 2000, ma guardare ogni episodio, aspettando pazientemente che, settimana dopo settimana, vengano trasmesse le diverse puntate, mi piace e anche molto, mi crea un senso di attesa e mi ricorda un po’ quando ero bambina.

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